L’evoluzione dello scaldabagno elettrico ad accumulo
Lo scaldabagno elettrico, in passato, ha avuto un’importante diffusione, specialmente nelle zone dove non era presente il gas di rete, con particolare riguardo alle seconde case.
A livello privato, si utilizzano capacità comprese fra i 10 litri, specialmente nelle cucine, e i 100 litri, per un utilizzo che include anche la parte igienico sanitaria.
Il principio di funzionamento prevede la presenza di una resistenza elettrica, di potenza compresa fra i 1200 e i 1500 Watt, che a contatto con l’acqua potabile, la scalda a temperature intorno ai 60/65° C.
PROBLEMI PRINCIPALI
In questo impianto si riscontrano alcune problematiche, sia per la presenza di calcare all’interno dell’acqua, che in fase di riscaldamento si deposita sulla resistenza ma anche sulle pareti interne dello scaldabagno, sia per l’alto consumo energetico, sia per l’assorbimento elettrico che, in presenza di contatori con limitatore a 3 kW, fa si che, in fase di funzionamento, venga assorbita circa il 50% della potenza disponibile.
L’EVOLUZIONE DELLO SCALDABAGNO TRADIZIONALE
Negli scaldabagni a tecnologia tradizionale è stato migliorato l’aspetto legato alle corrosioni, con la smaltatura interna al titanio e la presenza di anodi al magnesio, un miglior controllo e regolazione della temperatura e una maggiore attenzione verso l’isolamento esterno, che ha aumentato le performance dei prodotti.
Ciò ha consentito di elevare la classe energetica degli apparecchi tradizionali, dalla una classe “D” dei vecchi modelli, all’attuale classe “B”.
Inoltre si può ottenere un aumento dell’acqua calda disponibile intorno al 15% e un risparmio sulle bollette intorno al 14%.
LO SCALDABAGNO A POMPA DI CALORE E IL RISPARMIO ENERGETICO
Con la crescente sensibilizzazione delle problematiche sul risparmio energetico, si è teso a cercare soluzioni ancora più performanti, che in alcuni casi sfruttano la tecnologia a pompa di calore che si basa sullo sfruttamento del calore presente nell’aria esterna a supporto della tradizionale resistenza elettrica.
In sostanza, in una prima fase, la temperatura dell’acqua sanitaria proveniente dalla rete, con la tecnologia a pompa di calore, viene elevata fino a una temperatura di circa 55/60°C, e poi eventualmente integrata, per la sola fase finale, da una resistenza elettrica.
Questo consente un sensibile risparmio energetico che, dai 1200 Watt circa assorbiti dai comuni scaldabagni, si riduce a 250 Watt circa durante il funzionamento a pompa di calore.
A seguito di ciò la classe energetica può elevarsi fino ad “A+”.
ALTRI VANTAGGI DELLO SCALDABAGNO A POMPA DI CALORE
La crescente attenzione verso questo prodotto consente di sfruttare diversi plus aggiuntivi non possibili nei comuni scaldabagni elettrici, che spesso sono presenti e che andiamo a elencare:
– un sistema che impedisce il congelamento dell’acqua di condensa così che l’apparecchio possa funzionare in pompa di calore anche con aria esterna a -5°C.
– una nuova attenzione anche alla silenziosità, visto che a volte sono installati all’interno delle abitazioni, con valori di rumorosità intorno ai 50 db.
– il collegamento a sistemi solari o fotovoltaici
– la possibilità di Wi-Fi integrato per il controllo remoto e programmi preimpostati per i vari periodi di utilizzo nel giorno e nell’anno.
– la possibilità di accedere al conto termico e alla detrazione fiscale fino al 65%, per interventi di riqualificazione energetica.
L’INSTALLAZIONE DELLO SCALDABAGNO A POMPA DI CALORE
Essendo presente la funzione a pompa di calore, è quasi sempre necessario prevedere un’installazione che permetta uno scambio con l’aria esterna.
Gli scaldabagni monoblocco, che contengono in un unico apparecchio tutti i componenti necessari al funzionamento, possono essere installati all’esterno in luogo riparato, ad esempio sotto un terrazzo, in un porticato, in un piccolo vano esterno con una porta a persiana che permetta lo scambio dell’aria.
Ci sono modelli che possono essere installati in locali interni ma che, addossati ad un muro esterno, prevedano un sistema di tubazioni che consenta lo scambio verso l’esterno; in qualche caso si può prevedere un’installazione all’interno senza scambio con l’esterno, se il volume del locale di installazione rispetta i requisiti minimi previsti dal produttore.
Infine ci sono modelli “splittati”, di solito per volumi di accumulo più grandi, che prevedono una unità da porre all’esterno, e il serbatoio di accumulo da porre all’interno, come avviene nei comuni split da condizionamento dell’aria.
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